IL PITTORE dei reali di Spagna
Luigi MALAMAN (1939-2014) è un artista nato nel 1939 Rovigo, 3 febbraio 2014 – «VOGLIAMOCI BENE, che niente ci costa». Questo il messaggio e pensiero che lascia Luigi ‘Billy’ Malaman. Bisnonni di origine francese, grande viaggiatore, fino dalla nascita al punto di essere nato sopra un vagone delle ferrovie dello stato che stava percorrendo la tratta Modane-Bardonecchia, in una fredda giornata del ’39. Proprio da queste sue origini pare gli sia rimasto l’amore per i viaggi e per le nuove esperienze.
Le prime esperienze pittoriche le fece fin da giovanissimo su cartoncino e su tela per passare poi a dipingere in particolare maniera su pelli conciate, messe in tensione sui supporti lignei, da simpatici laccioli anch’essi di pelle (metodo da lui stesso brevettato nel 1997 con il nome di PELL ART).
Da autodidatta, sa esprimere in modo personale e vigoroso, grazie a colori allegri e vivaci, la vitalità dei suoi cavalli veloci, la grinta delle fiere messe ad accudire i loro piccoli con amore, ma con arroganza e carattere, sa lasciare spazio ad angoli paesaggistici fissati da pennellate di colore caldo e da segni espressivi che allargano il cuore all’avventura.
LUIGI “BILLY” MALAMAN, LA SUGGESTIONE DEI COLORI
La squillante carica cromatica delle opere dipinte da Luigi ‘Billy’ Malaman è una caratteristica inconfondibile dello zoo pittorico di questo ‘personaggio’ artistico palesano.
Malaman ha una profonda carica d’affetto verso gli animali. Li osserva, li studia, li immagina, li identifica e infine li dipinge su pelle legata alle cornici da laccetti in maniera diseguale, soluzione tecnica davvero originale, come gli detta l’ispirazione motiva ed artistica del momento. Ciò gli consente di raggiungere le vette esplicative della sua personalità ‘verve’ pittorica di sicuro ed eclatante effetto spettacolare.
Scriveva Sigmund Freud: “Le ragioni per cui si può in effetti voler bene con tanta singolare intensità a un animale … sono la simpatia aliena da qualsiasi ambivalenza, il senso di una vita semplice e libera dai conflitti difficilmente sopportabili con la civiltà, la bellezza di un’esistenza in sé compiuta”.
Nato nel 1939, Malaman ha ormai alle spalle circa 40 anni di attività pittorica. Ha recentemente esposto anche nel Museo Zavattini il ‘Tempio’ dell’arte naif padana, a conferma delle spiccate doti che caratterizzano le sue ‘performances’ con le caratteristiche dell’artista naif, esponente di quella cultura legata alle tradizioni genuine, semplici, ma straordinariamente vere e radicate nella pianura padana, dove lo scorrere lento e inesorabile del Po …
… regala agli abitanti locali delle sensazioni di singolare poesia, dotata di quell’unicità che rende irripetibili certi momenti di vita che possono essere vissuti solamente là, nelle vicinanze del mitico ed antico fiume Eridano.
Proprio là dove Billy Malaman, – magari abbigliato come meglio preferisce – da ‘cow boy’ americano, riflette, medita e realizza nel suo studio quello zoo artistico carico di suggestioni coloristiche e che richiama alla mente anche l’energia talentuosa, selvaggia e connotata di genialità firmata, a suo tempo, da Antonio Ligabue.
Cosa dire dei quadri del Malaman ?
Partiamo dal “supporto”. Crediamo, e ne siamo fermamente convinti, che quello usato dal Malaman per sostenere i SUOI colori, sia unico al Mondo. PELLE DI CAVALLO. Infatti egli dipinge su pelle di cavallo dopo averla personalmente trattata in modo speciale.
Questo suo particolare approccio all’arte contraddice quanto affermato dal filosofo tedesco HEGEL secondo il quale “l’animale FINISCE, solo l’uomo MUORE”. – intesa come possibilità per l’uomo di “ALTRO” proseguimento dopo la morte, lasciando al solo animale la FINITEZZA” della sua esistenza. Orbene, con Malaman, l’animale “NON FINISCE”; continua un “ALTRO” proseguimento nel mondo. Esso si ripete, viene riutilizzato, e per di più in modo artistico.
Quindi Malaman “animalista”?. Crediamo si tratti di qualcosa di più e di più profondo. Chiamiamolo sensibilità, affetto, ricordi …; in sostanza “AMORE” per l’animale, amore con la A maiuscola.
Soffermiamoci ora sui colori ed i loro accostamenti così come si osservano nei suoi quadri. Crediamo, comunque, che una discussione sulla tonalità e l’intensità dei colori, le luci, le “impressioni”, i sentimenti e i ricordi che i loro accostamenti suggeriscono all’osservatore, sia oltremodo oziosa. Oziosa in quanto ciascun osservatore alla vista di un quadro, reagisce con sensibilità, emozioni, attrazioni, desiderio e piacere (anche), con scansioni diverse.
E senza volere qui impiantare una questione di lana caprina su cosa sia o su cosa dovrebbe essere l’Estetica, ci basti ricordare quali significati comprende la parola greca “AISTESIS” (a cui viene rinviata la parola italiana estetica). AISTESIS significa sensazione, percezione, sensibilità. Ergo, a ciascuno il SUO MODO di percepire Kantianamente un’opera d’arte.
I colori e il modo di “usarli” da Malaman sono esattamente come egli li vede in sé prima di esternarli e si adattano mirabilmente ai soggetti ritratti. Come ognuno sa qualsiasi opera estetica, è prima di tutto pensata. Ha ragione Renoir (renuar) quando scrive:”LA MANO PIU’ ABILE ALTRO NON E’ CHE LA SERVA DEL PENSIERO”.
Tornando, e qui finiamo, all’AMORE del Malaman verso gli animali e, chiaramente verso l’UOMO; guardate bene gli sguardi degli uomini e degli animali dipinti. In loro, qualsiasi possa essere la ferocia, l’insofferenza o l’astuzia innate, si vede solo l’occhio attento, vigile, non sopito, ma MAI CATTIVO.
E questo ripaga abbondantemente sia il Malaman per la sua “NECESSITA’” spirituale di dipingere, sia l’osservatore senza pregiudizi.
autoritratto 30×40
torri 68×88
tempio 75×85
k=3